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Si incontrano ricerche che valutano l’efficacia degli interventi basati sulla mindfulness sugli studenti ma raramente si incontrano ricerche qualitative che esplorano com’è l’esperienza degli insegnanti nelle cui classi viene portata avanti un programma basato sulla mindfulness. Tre ricercatori canadesi hanno invece focalizzato la loro attenzione proprio su questo aspetto.

Gli insegnanti avevano sperimentato la pratica di consapevolezza mindfulness attraverso un intervento su 68 allievi delle loro classi che avevano partecipato ad un Kindness Curriculum. Erano bambini che andavano dagli ultimi due anni della scuola dell’infanzia ai primi tre anni della scuola primaria. Da più parti si inizia a sottolineare l’importanza che gli insegnanti abbiano una conoscenza personale della pratica mindfulness e che possano provare a inserirla nella loro vita quotidiana, non solo come modo per mantenere l’efficacia dell’intervento sugli studenti ma anche come strumento di gestione personale dello stress. In questo caso due insegnanti erano praticanti e due non lo erano, anche se utilizzavano pratiche di mindfulness in classe.

Lo scopo della ricerca

Lo scopo della ricerca era quello di esplorare la percezione della mindfulness in 4 insegnanti di scuola dell’infanzia e di scuola primaria attraverso una intervista semi-strutturata e una intervista aperta. La trascrizione delle interviste veniva poi analizzata usando un approccio qualitativo che permetteva di individuare gli elementi salienti riportati nelle interviste. Due degli insegnanti avevano una pratica personale di mindfulness mentre due erano senza una specifica esperienza in merito

Sono emersi tre temi importanti

Dalle interviste sono emersi tre elementi salienti: l’importanza della motivazione per l’inclusione della mindfulness nella classe; la percezione dei benefici dell’intervento e l’aspetto di sfida che l’inserimento della mindfulness nella quotidianità comporta.

  •  L’importanza della motivazione per l’inclusione della mindfulness nella classe. Per due insegnanti la ragione che li motiva di più è una ragione personale: gestire meglio lo stress collegato al lavoro. Per gli altri due colleghi prevale l’aspetto di dare ai bambini degli strumenti per gestire lo stress
È diverso sperimentare qualcosa personalmente piuttosto che imparare qualcosa su questo argomento…La mindfulness è una esperienza, è uno strumento esperenziale ed è radicato nell’esperienza personale. Uno degli insegnanti

Uno degli insegnanti intervistati aveva avuto un anno particolarmente faticoso con due classi molto numerose e la sua idea era stata principalmente orientata ad essere essa stessa in condizioni di tranquillità per poter offrire agli studenti la tranquillità che cercavano. Ognuno dei 4 insegnanti aveva trovato un modo personale di utilizzare la mindfulness nella classe. Per uno era stata una proposta di yoga giornaliero e consapevolezza del respiro. Un breve esercizio che si chiama “Prendi 5” e consiste nel seguire 5 respiri consapevoli con una modalità di pranayama ( cinque secondi inspiri, cinque secondi trattieni il respiro, cinque secondi espiri). Un’altra insegnante iniziava la mattina con la consapevolezza del respiro e il suono della campana. A questi aggiungeva pratiche di Ascolto consapevole, Camminata consapevole e Visione consapevole. Questa insegnante usava anche la meditazione di gentilezza amorevole. Un’altro insegnante faceva sperimentare il lavoro sul respiro con esercizi come spegnere una candela oppure odorare un fiore. A questo accompagnava un autoritratto all’inizio e alla fine dell’anno scolastico. Infine l’ultimo insegnante era più orientato all’esperienza sensoriale. In questo caso i bambini potevano avere anche uno spazio in cui rifugiarsi quando desideravano stare tranquilli.

  • La percezione dei benefici dell’intervento. Uno dei benefici riportati è quello di avere più facilità ad essere in contatto con se stessi e ad avere più intimità con gli altri. Questo aveva permesso un miglioramento nelle relazioni sociali dei bambini e una maggiore facilità nella risoluzione dei conflitti. Uno degli insegnanti aveva anche notato che, essendo più consapevoli del loro comportamento, i bambini erano maggiormente in grado di comunicare i loro sentimenti.

 

  • L’aspetto di sfida: l’inserimento della mindfulness nella quotidianità. I programmi scolastici non nascono in modo che sia facile inserire attività extracurricolari. Inoltre, a volte, la stanchezza della giornata e delle attività che devono essere fatte prende il sopravvento e non rimane spazio ed energia per inserire momenti di pratica. Altro problema può essere costituito dalla numerosità della classe che influenza la possibilità di distrazione. L’ideale sarebbe proporre le attività in piccoli gruppi ma questo comporta difficoltà organizzative. Inoltre i bambini hanno bisogni molto differenziati per cui possono esserci bambini con più ansia – e quindi più propensi alla distrazione o all’aggressività – e bambini che accedono con più facilità alla pratica.
  • Infine un ulteriore elemento di difficoltà può essere dato dalla stessa capacità dell’insegnante di essere mindful – presente a se stesso e alla classe – nel momento in cui l’attività è programmata.

Vuoi leggere qualcosa in più su questo articolo? Lo trovi qui! Primary_Teachers_Perceptions_of_Mindfuln(pdf)

© Nicoletta Cinotti 2017

 

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