Provare emozioni è un’esperienza universale, comune a bambini ed adulti. Tuttavia mentre questi ultimi hanno strumenti più raffinati per gestire le emozioni, i bambini sono ancora in un periodo di “lavori in corso”. Questo significa, da una parte, che possono trovarsi con più facilità in balia di un’incontenibile esperienza emotiva; dall’altra vuol dire anche che l’infanzia è un periodo di elezione per aiutare a costruire delle solide fondamenta per una sana esperienza e regolazione emotiva.
Nei primi anni di vita sono gli adulti di riferimento che permettono ai bambini di trovare un buon equilibrio tra la forza delle emozioni e l’esigenza di regolarle. E’ fondamentale, quindi, l’esperienza di una relazione in cui il genitore validi l’esperienza emotiva del bambino, “allenandosi” insieme a lui ad ascoltare, riconoscere, nominare e infine gestire saggiamente le emozioni.
Perchè le emozioni sono così importanti?
Le emozioni hanno un grande valore e un ruolo fondamenale nella vita di ognuno di noi.
Le emozioni sono come un motore. Imprimono il movimento per andare verso una meta, senza necessariamete passare attraverso ragionamenti o riflessioni. Consideriamo il movimento a cui dà luogo la paura: permette di allontarsi in fretta da un potenziale pericolo. Quindi ha un grande valore adattativo ed evolutivo, tutelando la sopravvivenza dell’individuo e della specie. In particolare, per i bambini, esita nella ricerca di vicinanza di una figura più grande, più forte e più saggia che li possa proteggere.
In modo analogo anche il disgusto ci salva la vita: aiuta a non avvicinarsi a qualcosa che potrebbe essere dannoso per la salute.
La rabbia ci dà quelle energie che ci servono a reagire quando sentiamo che ci è stato fatto un torto.
Da queste riflessioni emerge un’altra fondamentale utilità delle emozioni: le emozioni ci fanno sapere di noi, sono una finestra sul nostro mondo interno e sulla nostra esperienza. Ci danno delle preziose informazioni su come stiamo in un particolare momento.
La gioia ci fa capire che sta succedendo qualcosa di bello, di positivo e ci fa sentire bene. La tristezza ci comunica che qualcosa non va, muovendoci in un ripiegamento verso l’interno (che, quando le cose vanno bene, rappresenta un momento elaborativo) o verso l’esterno, per chiedere aiuto.
Comprendere il significato di ciascuna emozione sottolinea la loro uguale dignità. Non esistono emozioni migliori o più importanti di altre. Così come non esistono emozioni di “serie B”. A volte è facile pensare che ci siano emozioni buone ed emozioni cattive, ma non è così: tutte le emozioni attivano risorse utili e danno informazioni preziose sul nostro stare nel mondo.
In ultimo (ma non per importanza): le emozioni colorano il mondo, danno sapore alla vita. Ci aiutano a dare senso e significato alla realtà, comprensibile solo in parte tramite la razionalità.
L’onda emotiva
Le emozioni sono come onde: hanno un inizio, progrediscono fino al loro picco massimo e poi, pian piano, finiscono. Ovviamente la loro intensità è variabile, va dalle leggere increspature sull’acqua, fino agli tzunami.
Uno dei rischi è proprio quello di essere travolti dalle onde: spesso i bambini (ma non solo!) si lasciano trascinare in intensi e incontenibili accessi emotivi. Quando si arriva al picco massimo, se non si è abili surfisti, è difficile gestire l’energia dell’onda, in altre parole la capacità di regolare l’emozione e rispondere in modo adeguato è temporaneamente in stand-by.
Cosa possiamo fare quando si presentano le emozioni?
Abbiamo tre possibilità:
- Negare le emozioni significa non riconoscerle, non dare loro spazio. E’ un po’ come cercare di appiattire le onde, nel tentativo di controllarle. Questo atteggiamento ha esiti negativi sia nelle relazioni interpersonali sia nella relazione con se stessi.
- Agire le emozioni significa dar loro libero sfogo, reagire in modo automatico ad uno stimolo emotivo: può essere disadattivo e persino distruttivo. E’ un po’ come lasciarsi trascinare dalle onde, possiamo esserne travolti o andare alla deriva.
- La strada migliore è gestire in modo consapevole le emozioni, senza negarle e senza agirle, ma recependo il messaggio che ci inviano. Significa innanzitutto sapere cosa sono le emozioni e conoscerne il funzionamento. Già questo contribuisce a creare uno spazio per riconoscere l’emozione e “non identificarci” con essa, dandoci la possibilità di gestirla in modo adeguato al contesto e alla situazione. E’ un po’ come fare surf: impariamo ad osservare l’onda emotiva che arriva, recependone i segnali corporei e scoprendone l’intensità, soltanto successivamente possiamo cavalcare l’onda, provare pienamente l’emozione e quindi scegliere come esprimerla.
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“Non puoi fermare le onde, ma puoi imparare a padroneggiare il surf.” Jon Kabat-Zinn
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