Ricette di Connessione
Quando pensiamo all’amore veniamo soverchiati dall’idea che sia un sentimento continuo e costante. L’amore di cui abbiamo parlato in queste settimane è un “micro momento” in cui proviamo questo sentimento.
Perché i micro momenti?
La logica dei micro momenti non è diversa dalla logica della consapevolezza del respiro. Se pensiamo al respiro in senso globale ne abbiamo una percezione complessiva che perde in sfumatura e accuratezza. Se invece pensiamo al respiro momento per momento ne sentiamo in pieno tutte le sfumature.
Un pò come avviene nell’esercizio dell’uvetta nei protocolli MBSR: se mangiamo l’uvetta tutta insieme perdiamo molto dell’esperienza percettiva. Una esperienza percettiva che riacquistiamo quando la “assaggiamo” utilizzando un tipo di percezione sensoriale alla volta.
Lo stesso vale per qualsiasi emozione. Se pensiamo alla rabbia in senso generale abbiamo, per l’appunto, un pensiero, una visione statica di ciò che questo sentimento rappresenta per noi.
L’emozioni, in questo caso diventa una specie di “oggetto solido” che permane nel tempo, al di là della sua durata effettiva. Se invece la percepiamo momento per momento possiamo scoprire che è molto diversa da come crediamo, che ha una sua fluidità, che è impermanente e che viene sostituita da altre emozioni, magari di segno diverso.
Passare quindi dall’emozione generale ai micro momenti percepiti risulta essere, quindi, una piccola ma grande rivoluzione. Perché sposta il focus dell’attenzione dal pensiero all’esperienza, perché la radica nel momento presente e, last but not least, può diventare una pratica quotidiana non diversamente dalla meditazione di consapevolezza che facciamo ogni mattina.
Ricetta n°1: Riflettere sulle nostre connessioni sociali
Nell’articolo che ha inaugurato questo ciclo siamo partiti dal definire cos’è che significa – in senso scientifico – la parola amore, secondo le ricerche di Barbara Fredrickson. E abbiamo visto che sperimentiamo amore quando ci sono tre ingredienti: il primo è la condivisione di una o più emozioni positive, la seconda è una sincronicità tra la propria esperienza e quella dell’altro e la terza è il reciproco interesse per il benessere del nostro interlocutore.
Nella prossima settimana alla fine di ogni giornata, ripassa quello che è avvenuto nelle tre interazioni sociali più prolungate che hai avuto ogni giorno, considerando quanto, durante l’interazione ti sei sentito (dovrei dire “ci siamo sentiti” perché lo farò anch’io!):
* sintonici
* vicini emotivamente
E’ possibile dare un “voto” da 1 a 7 – in quella che noi psicologi chiamiamo scala Likert – dove 1 corrisponde a “per niente sintonico/vicino ” e 7 corrisponde a “totalmente sintonico/vicino” e i numeri intermedi sono una gradazione tra questi due estremi.
Barbara Fredrickson suggerisce di tenere un diario per valutare come funziona l’andamento delle nostre relazioni sociali. Registrandosi sul suo sito www.PositivityResonance.com è possibile avere una valutazione online e un file di registrazione su come sono andate le nostre giornate.
Ricetta n°2: Tre contatti amorevoli
Avere degli scambi amorevoli con qualcuno è molto gratificante. Certamente sarebbe ancora più gratificante averli esattamente con chi vogliamo. Non vale la pena però rinunciare ad averli comunque perché non sono esattamente con le nostre persone preferite!
Così, durante le nostre giornate proviamo ad avere almeno 3 contatti relazionali in cui ci relazioniamo con calore, rispetto e una buona intenzione. Possono essere persone conosciute o sconosciute. Contatti prolungati o brevi. Semplicemente proviamo ad offrire attenzione, un senso di rassicurazione attraverso il contatto visivo, la conversazione e, se opportuno, il contatto con un gesto. Proviamo ad essere presenti in presenza dell’altro.
Ricorda che questo fa, prima di tutto bene alla tua salute e poi all’ambiente in cui vivi!
Prova a registrare sul tuo diario cosa hai sperimentato durante e dopo questi tre contatti relazionali e alla fine della settimana prova ad osservare se ci sono cambiamenti percepiti in te stesso. (E, ricorda, lo farò anch’io insieme a te!)
© Nicoletta Cinotti 2014
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