Una bambina chiamata Riccioli d’oro scopre una casetta nel bosco. Non c’è nessuno, ma lei entra lo stesso. Si guarda attorno e vede che è la casa di tre orsi: Mamma Orsa, Papà orso e Orsetto Piccolo. Vede tre piatti di zuppa sul tavolo della cucina. Riccioli d’oro ha fame e assaggia la minestra dalla ciotola di Mamma Orsa, ma è troppo calda. Quella di papà Orso è troppo fredda. Quella dell’Orsetto piccolo, invece, è perfetta per lei. Finito di mangiare va in salotto e trova tre sedie. Le Sedie di Mamma Orso e di Papà Orso sono troppo grandi ma la sedia dell’Orsetto è della misura di giusta.
Probabilmente conoscete la fine della storia: i tre Orsi tornano a casa e trovano una ciotola vuota, una sedia rotta e Riccioli d’oro che dorme nel letto dell’Orsetto Piccolo.
Tuttavia quando la raccontiamo ai bambini (ispirati da Susan Kaiser Greenland in “Io e te su una nuvoletta”) la morale della favola è che Riccioli d’oro conosce bene la propria finestra di tolleranza.
La finestra di tolleranza
Quest’espressione è stata ideata da Daniel Siegel, e indica i margini entro i quali i bambini si sentono a proprio agio e quindi riescono a prestare attenzione a quello che fanno e sono capaci di rispondere in modo flessibile. Come Riccioli d’oro anche noi possiamo riconoscere la nostra finestra di tolleranza e quella dei nostri bimbi: ci siamo dentro quando non è troppo caldo, nemmeno troppo freddo, ma siamo ad una temperatura confortevole.
Spesso il primo approccio alla mindfulness arriva proprio dall’esigenza di genitori e bimbi di ridurre lo stress e di gestire emozioni difficili che, troppo spesso, portano fuori dalla finestra di tolleranza. I molteplici stimoli del mondo di oggi comportano per tutti uno stato di perenne eccitazione del sistema nervoso. Per molte persone uno stato di leggero arousal (eccitazione) è perfetto, proprio come la sedia dell’Orsetto Piccolo per Riccioli D’oro.
Per alcuni bambini, però, livelli anche leggeri di arousal si trovano fuori dalla finestra di tolleranza: una sollecitazione anche minima può compromettere il modo di funzionare. Così, senza nemmeno aver capito il perché, ci ritroviamo con un piccolo animaletto che funziona in modo reattivo: fuggi o attacca.
Anche i bambini con una finestra di tolleranza più ampia possono essere indotti ad un comportamento più reattivo in particolari condizioni, quando la finestra si restringe. Questo accade quando sono stanchi, affamati, turbati o stressati.
Quando bambini e adolescenti sono fuori dalla finestra di tolleranza hanno un atteggiamento meno flessibile, in presenza del quale è difficile, se non impossibili, essere aperti a nuove idee, a spiegazioni o a riflessioni di alcun tipo.
SOS: siamo fuori! (Dalla finestra di tolleranza)
La reazione fuggi o attacca ha un grande valore adattivo per i bambini e gli adolescenti. Quando attraversano la strada senza accorgersi in tempo di una macchina in arrivo, il loro sistema nervoso attiva una reazione automatica per farli spostare subito. Anche se sono indietro con i compiti la paura e la preoccupazione possono spingerli a recuperare il tempo perduto. Tuttavia se si mettono a pensare a cosa succederà se non finiscono in tempo, paura e preoccupazione possono generare altri pensieri che fanno crescere ansia e preoccupazione, creando un turbinio destinato a crescere.
In queste occasioni si attiva lo stesso sistema che aiuta a salvare la pelle quando attraversiamo la strada. In un’emergenza (di qualsiasi natura) una parte del sistema nervoso autonomo dei bambini (il sistema nervoso simpatico) li prepara a combattere, scappare o immobilizzarsi. Negli altri momenti, invece, il sistema parasimpatico permette ai bambini di riposare e digerire. Ma mentre di fronte ad una macchina inaspettata quest’attivazione automatica è utile, di fronte ai compiti a casa non sempre il sistema simpatico spinge l’acceleratore in modo idoneo a concentrarsi, talvolta l’attivazione è troppo intensa e l’ansia e la preoccupazione mandano in tilt le funzioni cognitive.
Alcuni esercizi di mindfulness influenzano il sistema autonomo, tendendo verso un effetto calmante. Tuttavia, proprio perché nei momenti di “emergenza” per bambini e adolescenti è difficile essere aperti a nuove idee, risulta importante che questi esercizi siano già stati sperimentati in momenti di calma e tranquillità, e siano già nel bagaglio di genitori e bambini.
Inspiro 2, Espiro 4
Le funzioni del sistema nervoso autonomo sono quasi tutte indipendenti dalla mente conscia, tuttavia la respirazione, ad esse molto legata, è almeno in parte controllabile. Per quanto nelle pratiche di mindfulness lo scopo non sia quello di modificare il ritmo del respiro o di generare un particolare stato, quando lavoriamo con i bambini è fondamentale presentare delle attività che li aiutino ad auto-regolarsi. Quando espiriamo il cervello manda un segnale al nervo vago, chiedendogli di rallentare il ritmo cardiaco. Quando inspiriamo, invece, quel segnale diventa più debole e il ritmo cardiaco aumenta. Grazie a queste importanti scoperte neuroscientifiche (già anticipate dai praticanti di Yoga e meditazione) sappiamo che prestare attenzione all’espirazione, oppure contare fino a 2 per ogni inspirazione e fino a quattro per ogni espirazione (per allungarne la durata), aumenta la calma e il rilassamento.
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© Daniela Rosadini, 2018
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