Quattro passi nel verde: volere bene agli adolescenti.
Un viaggio nell’adolescenza in compagnia di scritti, riflessioni e suggestioni di alcuni autori del nostro tempo.
Penso che non si possa lavorare con gli adolescenti, stare con loro molte ore al giorno senza voler loro bene.
L’idea di questo incontro nasce dalla volontà di contrastare alcune tendenze che hanno teso, in maniera crescente, in questi ultimi anni a caratterizzare la rappresentazione dell’adolescenza. Una rappresentazione tendenzialmente denigratoria volta a raffigurare l’adolescente come una fonte inesauribile di problemi, un contenitore di contraddizioni, difficoltà, egoismi, soggetto generatore di “emergenze educative”, quando non addirittura campione rappresentativo di una società priva di regole e punti di riferimento.
Se sul motore di ricerca Youtube digitate adolescenza, i primi aggettivi che vi vengono associati sono “inquieta” e “torbida”!!!!
Parole come gioia, speranza, avventura, sogno, energia, amore, creatività non sembrano far rima con adolescenza più di quanto lo facciano disagio, droga, trasgressione, vizio, sesso in una accezione torbida, appunto, devianza, ….
Triste “idolo” di talkshow che ne riproducono crimini e efferatezze (in realtà compiuti da una percentuale minima rispetto alla grande e tumultuosa popolazione adolescenziale), prigioniero, e qui la seconda tendenza, di una prospettiva nichilista, che lo vuole scaraventato verso un futuro tendenzialmente nebuloso, privo di certezze e prospettive.
Eppure, ogni mattina, i nostri ragazzi adolescenti riempiono i loro zainetti, escono di casa con la missione di costruirlo per sé, un futuro. In una società che ti dice che il futuro per te non c’è più.
Sui possibili effetti nefasti creati da questa condizione si pronuncia con efficacia uno dei principali studiosi del mondo adolescenziale.
Charmet apre a una prospettiva educativa possibili, una indicazione di “contatto” e nel contempo sottolinea la negatività assoluta derivante da una sovraesposizione dei giovani al modello nichilista che pervade il nostro tempo:
“essere presenti anche quando si è assenti …riuscire ad essere nella mente del proprio figlio una presenza abbastanza costante non intrusiva, non punitiva, non minacciosa, protettiva, in modo da essere presenti nel momento delle decisioni …”
“il fatto di non essere desiderato di non essere aspettato, nessuno che pensa o spera che ci sono giovani che possono portare idee nuove …”
“assistere alla morte del proprio futuro è veramente una tragedia …”
Inconsapevolmente o meno gli adolescenti del terzo millennio conducono una lotta quotidiana contro questa tendenza ferale, talvolta costretti a farlo in compagnia di adulti, a loro volta oppressi dalla minaccia nichilista, ansiosi, depressi, poco animati dal sentimento della speranza.
Perché volere bene agli adolescenti.
1. Una delle principali ragioni consiste nel fatto che gli adolescenti sono chiamati ad affrontare un rilevante numero di cambiamenti (corporei, psichici, relazionali) e ad elaborare un vastissimo numero di nuovi eventi e esperienze in un lasso di tempo ristretto ed estremamente concentrato.
2. E’ proprio la vasta gamma di esperienze che gli adolescenti debbono vivere e elaborare che rende l’adolescenza è la stagione che ci apre alla vita, e della vita essa è anche stagione se non decisiva perlomeno determinante. Conclusasi questa stagione nulla sarà più come prima.
3. Altro motivo per empatizzare fortemente con la loro condizione consiste nella loro grande, quanto inespressa, necessità di sostegno, di presenza e alleanza nella lotta contro il demone nichilista. Purtroppo oggi gli adolescenti sono orfani di ogni filosofia della speranza.
Educare cosa altro è se non “organizzare la speranza”? Se non coltivare, orientare interessi e passioni al futuro? Fornire strumenti per compiere esperienze orientate al futuro?
La scuola consente oggi questa esperienza, la persegue, la coltiva, la trasmette?
4. Gli adolescenti oggi sono gravemente esposti da un lato alla richiesta paradossale di una cultura adulta che chiede oro impegno dichiarando di avere nulla o ben poco da dare in cambio, dall’altro esposti a modelli ideali dell’Io di provenienza familiare o massmediatica che li sovraespone a sentimenti di inadeguatezza e vergogna. La profonda sofferenza di vergognarsi di essere quello che si è.
Questo insieme di ragioni credo possa spingere la comunità adulta a solidarizzare con le nuove generazioni di adolescenti, pur con le dovute accortezze, essere solidali non corrisponde al principio dell’essere lassisti o concessivi al limite del disinteresse.
Oggi molti adulti hanno orientato la propria relazione educativa verso la dimensione del dialogo, della relazione, offrendo affetto e contatto (sancendo per dirla con Charmet, “il passaggio dalla famiglia etica a quella affettiva”), orientandosi verso una forte attenuazione, talora un azzeramento della dimensione conflittuale. Volere bene agli adolescenti significa riconsegnare loro, in una giusta e ragionevole dose, l’esperienza del conflitto, una dimensione, o meglio, una pratica relazionale cui gli adulti hanno, in grande prevalenza abdicato. Non ci soffermeremo oggi sulle ragioni per cui è accaduto questo. Ritornare ad aumentare lievemente il livello dello scontro “sarebbe significativo di una presenza, di un interesse, di un impegno energetico, di una testimonianza che non si esaurisca al contrario nello zittirli con il disinteresse, con l’assenza, con il fate quello che volete” (G. Pietropolli Charmet).
Affamati di relazione e di riconoscimento il grande bisogno dei ragazzi e delle ragazze adolescenti rimane quello di essere pensati, attesi e accolti nella loro specifica individualità, di vedere riconosciuti e valorizzati i propri talenti a qualunque livello si collochino, di essere guidati dalla testimonianza, più che dalle parole, da come lavoriamo, da come amiamo, da come usiamo il denaro, da come affrontiamo le avversità …
Ma il mondo di noi adulti talora è troppo resistente al riconoscimento di talenti che non rispecchino i nostri tradizionali orientamenti.
“Educare da un punto di vista psicologico significa aiutare i ragazzi a dare un nome ai sentimenti e alle passioni, imparare a gestirli e imparare a fare in modo che la soddisfazione della passioni aumenti la competenza, la crescita e lo sviluppo del sé” (G. Pietropolli Charmet).
L’esperienza quotidiana ci dimostra che la competenza adulta, relazionale e non, orientata al riconoscimento, conquista l’impegno e le energie dei ragazzi adolescenti, li arruola all’impresa e li rende sorprendenti, affidabili, responsabili, gioiosi, felici.
Questi i contributi multimediali che hanno accompagnato la relazione:
Roberto Frugone, “Portami” brano tratto dal cd “Rosa di venti e di venture”, 2006;
G. Pietropolli Charmet, “Profetizzare disastri distrugge il futuro dei nostri figli”, da youtube;
U. Galimberti, “La scuola deve essere erotica”, da youtube;
D. Bainbridge, “Adolescenti”, 2009;
Murakami Aruki, “Kafka sulla spiaggia” , 2005;
G. Culicchia, “Il paese delle meraviglie”, 2005;
L. Cherubini alias Jovanotti, “Megamix” brano tratto dal cd “Ora”, 2011
Immagini tratte dal progetto “Ragazze incorreggibili” dell’Associazione Culturale BAUBO’ di Cairo Montenotte (Sv).
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