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Gli insegnanti passano la maggior parte del tempo ad occuparsi dei propri studenti. Per loro rivolgere l’attenzione all’esterno è un’abitudine quantomai scontata, tuttavia li espone al rischio di dimenticarsi di sé. Molto spesso per i docenti (che rientrano a pieno titolo tra le professioni di cura) è facile permettere ai bisogni altrui di sorpassare i propri. Per quanto possa sembrare banale è importante ricordare che “contrariamente a quanto è stato inculcato a molti di noi, il comportamento altruistico non è incompatibile con un atteggiamento di cura verso sé stessi”, anzi “coerentemente con i recenti studi empirici sulle soddisfazioni di vita, le azioni altruistiche più sincere dipendono da un alto grado di rispetto verso sé stessi.” (Nancy McWilliams, 2006).

La Mindfulness è innanzitutto uno spazio per prendersi cura di sé, partendo dalle sensazioni del corpo e arrivando a comprendere lo stato mentale ed emotivo. Inoltre è un punto di avvio per essere più stabili, pronti e compassionevoli nel prendersi cura degli altri.

Auto-osservarsi

Gli stimoli di ogni giorno possono essere molteplici, indefiniti e imprevedibili, la sensazione di non poterli controllare e gestire, la sensazione che la realtà possa sfuggire di mano possono minare il senso di stabilità ed esporre ad una condizione di allarme che non consente di rispondere in modo adattivo ai problemi. Questo stato mentale, quando non viene ascoltato, spinge ad agire in modo reattivo ed automatico.

La Mindfulness permette di acquisire degli strumenti preziosi per imparare a prendere consapevolezza dei propri stati mentali e per imparare a rispondere anziché reagire, evitando di alimentare il carico di stress quotidiano. Coltivare la capacità di osservarsi apre la strada alla possibilità di fare scelte consapevoli che modifichino la qualità delle nostre risposte.

Da insegnante a insegnante

A volte le parole che scaturiscono dall’esperienza arrivano più in profondità rispetto a quelle della teoria. Ecco uno stralcio di una lettera scritta da un mindful teacher:

Insegno ai bambini autistici di sei e sette anni. E’ il lavoro più impegnativo che abbia mai fatto! Senza una pratica quotidiana di presenza mentale non sarei in grado di svolgerlo! Prima di uscire di casa pratico la meditazione seduta per almeno venti minuti, e mentre vado a scuola osservo la mia mente che si precipita verso la giornata e cerco di riportarla al corpo.La cosa più difficile è riuscire a gestire le emozioni che nascono mentre lavoro con i bambini. Molti di loro agiscono d’impulso quando hanno paura e si sentono confusi, senza rendersi conto delle conseguenze -come quella volta in cui un bambino di sette anni mi ha scalciato così forte che poi ho dovuto farmi visitare da un medico. Ripensandoci adesso, capisco che era il dolore emotivo, non quello fisico a farmi sentire la gamba così debole. Ora, quando succede qualcosa del genere mi prendo una pausa: se è possibile esco dalla classe e pratico la meditazione camminata in corridoio, oppure vado al bagno più vicino, mi siedo e seguo il mio respiro per qualche minuto.

Tineke Spruytenburg, Paesi Bassi (tratto da “Semi di felicità” di Thich Nhat Hanh)

Partire da sé

E’ comprensibile la tendenza a ricercare tecniche educative da applicare: sono economiche e veloci. Tuttavia quello che può offrire la Mindfulness va ben oltre a questo. Offre strumenti per vivere in modo diverso la quotidianità, le relazioni e i momenti difficili. Quando il nostro stato mentale è saldo e consapevole il riverbero che ha sugli altri è davvero magico. Praticare Mindfulness è come coltivare una pianta: servono tempo, pazienza, cure e perseveranza. L’impegno parte da noi e solo così possiamo coinvolgere gli altri.

Ho introdotto anche la pratica di mangiare in consapevolezza, senza dargli questo nome, per aiutare i bambini a portare attenzione al cibo. Mangiamo in silenzio, per dar loro una pausa dai continui stimoli sensoriali e informativi che ricevono durante le lezioni. La maggior parte dei bambini apprezzano questo momento prezioso di ritiro e tranquillità, così non è poi tanto difficile mantenere il silenzio, se do io l’esempio; se sono distratta, se mi guardo in giro o faccio qualche lavoro, ecco che il silenzio si rompe facilmente.

Tineke Spruytenburg, Paesi Bassi (tratto da “Semi di felicità” di Thich Nhat Hanh)

 

© Daniela Rosadini, 2018

 

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