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Un piccolo esperimento

Daniel Siegel, professore di psichiatria presso la UCLA School of Medicine e fondatore del Mindful Awareness Research Center, propone di fare un breve esperimento, prova anche tu, sono necessari solo pochi secondi e un po’ di attenzione:

Porta attenzione alle sensazioni del corpo e al tuo stato emotivo di questo momento e nota se ci sono dei cambiamenti durante l’esercizio. Con tono fermo e deciso ripeti quattro volte “NO”, poi fai seguire un “si”. 

Hai scoperto qualcosa? Forse avrai notato che quando dici i “NO” c’è un senso di rigidità e di costrizione, con il “si” si fa spazio una sensazione di apertura e leggerezza.

Anche sui bambini queste parole hanno lo stesso effetto. E forse una delle conquiste più strabilianti di tuo figlio che ottiene indipendenza e forma il proprio senso di sé è ciò che accade al suo cervello quando sente la parola “no”. Persino il faticoso periodo in cui mette alla prova i confini e le regole è una pietra miliare del suo sviluppo, di fronte alla quale ogni genitore è allo stesso tempo eccitato ed esausto testimone.

ll dott. Dan Siegel afferma che ci sono due tipi di stati mentali tra cui i tuoi bambini possono oscillare: “YES BRAIN” e “NO BRAIN”. I bambini “sì” attraversano la vita con una prospettiva positiva, mentre i bambini “no” spesso si chiudono emotivamente. In altre parole, quando c’è uno stato mentale “si”, il bambino si avvicina al mondo con un atteggiamento positivo, al contrario di quello che accade in uno stato “no”, che si crea quando ci sentiamo minacciati e ci chiudiamo. Se tuo figlio sente “no” ripetutamente, imparare cose nuove o essere aperto a nuove esperienze può rivelarsi più difficile rispetto a ciò che accade se incoraggiato con ripetuti “sì”.

I mattoni dello YES BRAIN

Il Dr. Siegel spiega che ci sono quattro elementi di un cervello “sì” che sono cruciali per mantenere la linea di comunicazione aperta nei bambini. Questi elementi sono:

  • Equilibrio per aiutare i bambini ad abbracciare l’esperienza emotiva,
  • Resilienza per aiutare il cervello a spostarsi da uno stato reattivo,
  • Intuizione per comprendere la loro risposta e quella degli altri,
  • Empatia per aiutarli a capire come rispondono ai sentimenti degli altri .

Quando metti insieme queste cose, non sei un genitore permissivo, stai semplicemente creando una struttura e limiti ragionevoli in un modo che consente al cervello di tuo figlio di elaborare ciò che viene detto e fatto. Alla fine, si tratta di aiutare il bambino a sviluppare tratti di positività, qualcosa che è meno probabile che accada se sentono troppi “no” senza essere introdotti agli strumenti che li aiuteranno nella gestione della delusione e del rifiuto.

Il “NO!”

Poi, naturalmente, c’è il modo in cui tuo figlio potrebbe interpretare la parola “no”. Suzette Haden Elgin, Ph.D., fondatrice dell’Ozark Center for Language Studies di Huntsville, in Arkansas, afferma che se tuo figlio ti sta chiedendo il tuo tempo e tu sei esausto o nel bel mezzo di un’ attività e, come risultato, non riesci a offrire alcun ragionamento empatico o aspettative realistiche sul perché non sia possibile occuparti del tuo bambino immediatamente, alla fine interiorizzerà quel “no” per significare che non ha senso parlare con te. Comprendere il “perché” dietro il “no” è una parte vitale dello sviluppo del tuo bambino.

Il neuroscienziato Andrew Newberg, M.D. e il Prof. Mark Robert Waldman, autori del libro “Words Can Change Your Brain“, parlano delle conseguenze di sentire il “no”, facendo corrispondere il rilascio degli ormoni dello stress di fronte a questa parola con la reazione negativa alla stessa. La Dott.ssa Marilyn Price-Mitchell, aggiunge che quando queste sostanze chimiche vengono rilasciate, non è solo il cervello ad essere colpito. Il risultato può essere un bambino ansioso, irritabile che alla fine diventa incapace di comunicare e irraggiungibile dalle nostre comunicazioni.

 

Meglio un si condizionato rispetto ad un no categorico

In nessun modo dire “si” significa che stai cedendo il tuo potere come genitore. Significa che stai usando il potere di queste due semplici lettere per aiutare il tuo bambino nel cambiamento costante che è l’infanzia. Quindi la prossima volta che sei incline a dire “no”, pensaci. Quello che dici dopo non risolverà tutti i tuoi problemi, ma potrebbe essere proprio la cosa che trasforma la reazione altrimenti negativa del tuo bambino in qualcosa di più positivo, aperto e produttivo.
A volte è molto più efficace un sì condizionato rispetto a un no categorico. Quando sei di fronte all’ennesima richiesta di tuo figlio, prova con questo piccolo trucco. Facciamo un esempio: sono le 6 di sera e siete ai giardini, avete già fatto merenda ma tuo figlio ti chiede di mangiare un gelato. Cosa puoi rispondere?
1. “No!”, magari seguito da un: “è tardi e ti rovini l’appetito per la cena”
2. “Si, possiamo mangiarlo tutti insieme dopo cena!”
Nessuna delle due risposte è giusta o sbagliata, tuttavia avranno quasi sicuramente due risultati diversi. Molto probabilmente nel primo caso la reazione di tuo figlio sarà di chiusura e di broncio, forse potrà sfociare in una crisi di pianto o in un capriccio (più è stanco e di cattivo umore e più aumentano le possibilità che questo accada!).
Nel secondo caso, pur avendo dato ugualmente lo stesso limite a tuo figlio, il modo di comunicarglielo non provoca la chiusura tipica del no. Aiuta il tuo bambino ad approcciarsi alla vita più serenamente e aiuta anche te, evitando scenate e crisi difficili da gestire.

© Daniela Rosadini, 2018

Tratto da:

  • Daniel Siegel (2013). La mente relazionale. Raffaello Cortina Editore
  • Daniel Siegel (2015). La sfida della disciplina. Governare il caos per favorire lo sviluppo del bambino. Raffaello Cortina Editore
  • Article by Candance Ganger in “Romper”, Here’s What Happens To Your Child’s Brain When They Hear “No”

 

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