Nel libro “Mindful Parenting” Susan Bogels rivolge al lettore una breve ma potente domanda: “durante le ore che trascorri con tuo figlio per quanto tempo la tua attenzione è completamente rivolta a lui?”
Questa non vuole essere una domanda inquisitoria, ma uno spunto di riflessione. Tutti i genitori amano i propri figli, tuttavia le nostre vite sono piene di impegni, di preoccupazioni, di pensieri e a volte dimentichiamo quanto la nostra piena attenzione sia importante per lo sviluppo dei bambini.
L’attenzione che i genitori (e gli altri adulti di riferimento) riservano a un bambino durante lo sviluppo è essenziale per la sua sopravvivenza tanto quanto l’alimentazione e l’ossigeno. E’ attraverso quest’attenzione che il bambino impara a percepirsi come un individuo e a enucleare il proprio sé.
Cooley, psicologo sociale, definisce chiaramente il concetto di sé come prodotto della relazione con gli altri, che fungono da specchio. Grazie a processi sempre più complessi di tipo cognitivo, simbolico e sociale, l’individuo interiorizza gli atteggiamenti, i ruoli sociali e le aspettative del gruppo sociale di appartenenza e costruisce il proprio sé.
Rispecchiamento
Già nei primi momenti di vita, con le innumerevoli micro-interazioni genitore-bambino, i piccoli iniziano a sperimentare una continuità nel mondo che li circonda e di sé stessi.
Grazie alla ripetizione di queste esperienze, il senso di sé dei bimbi cresce e si sviluppa. Nelle prime interazioni di accudimento i genitori guardano con attenzione i propri piccoli, cercano naturalmente di capire ciò di cui hanno bisogno e, sintonizzandosi spontaneamente, mimano le loro espressioni facciali. Questo processo prende il nome di rispecchiamento.
Grazie a questo processo il bambino inizia a costruire, gesto dopo gesto e sguardo dopo sguardo, il proprio sé, cioè il punto da cui emergono le interazioni con il mondo esterno e a cui può ritornare quando si sente saturo. Si percepisce come corpo integro, capace di sentirsi e di sentire l’altro, impara a riconoscersi grazie alla presenza della cura e dello sguardo del genitori, interiorizza la qualità dei gesti che riceve e, grazie a tutte queste esperienze, costruisce le sue prime percezioni di sé.
Attenzione condivisa
Dagli approfonditi studi di Daniel Stern, padre dell’Infant Research, sappiamo che il senso di sé cresce e matura partendo da stadi precoci (costituiti da esperienze sensoriali e corporee), arrivando a stadi sempre più complessi.
Così, a partire da circa il nono mese di vita, i bambini scoprono l’esistenza della propria mente, distinguendola da quella dell’altro. Nella quotidianità lo vediamo grazie a quei gesti coi quali i bambini cercano di attirare l’attenzione dei genitori per condividere le loro scoperte. Puntano il dito, indicano un oggetto, e quando imparano a parlare dicono anche: “guarda!”. Questa capacità si chiama attenzione condivisa.
Quest’acquisizione è allo stesso tempo spettacolare e fondamentale: ci dà la misura di quanto sia importante, fin da subito, per i nostri piccoli, crescere all’interno di relazioni positive che gli permettano di costruire il proprio senso di sé e l’esistenza della propria mente.
Mattoncini per costruire il senso di sé e la capacità di prestare attenzione
Se un genitore presta attenzione a qualcosa insieme al figlio, stimola la sua concentrazione. Se l’adulto lascia che il bimbo indirizzi la sua attenzione su qualcosa e ci si focalizza per un po’ di tempo, il bambino deduce che sia una cosa importante, e così, grazie all’incoraggiamento del genitore, continuerà anche lui ad osservarla.
Al contrario, se i genitori non offrono sufficienti occasioni di rispecchiamento, ovvero prestano scarsa attenzione a ciò che il bambino prova, dice e fa, può verificarsi l’opposto: il bambino può avere difficoltà a sviluppare il senso di sé, non sentirsi integro, può essere meno centrato e avere capacità attentiva breve, discontinua e superficiale.
Prestando attenzione al mondo del bambino lo aiutiamo anche a sentire che quello che fa e quello a cui si interessa è importante, rafforzando la sua autostima.
Prestando attenzione a cosa prova un bambino lo aiutiamo a diventare capace di ascoltare le sue emozioni e le sue sensazioni, competenza fondamentale per la regolazione emotiva e per un sano sviluppo psicologico.
“E’ solo in cerca di attenzione!”
Chi non ha mai detto o sentito questa frase? Si, a volte i bambini cercano l’attenzione degli adulti e lo fanno in modo “sbagliato”, attraverso comportamenti “problematici”. L’invito è quello di provare a guardare più in profondità. Spesso questi comportamenti fungono da “allarme anti-incendio”. Ma quando suona l’allarme anti-incendio non è utile direzionare l’estintore su di esso! Insomma, forse, soprattutto se il comportamento “problematico” si ripete nonostante i nostri sforzi educativi, non è sul comportamento che il bambino ci chiede di portare l’attenzione.
Il comportamento è solo l’allarme anti-incendio!
E allora proviamo a porci un’altra domanda, “di cosa avrebbe veramente bisogno da me mio figlio in questo momento”? Presenza? Ascolto? Fermezza? Limiti?
Non c’è una risposta unica, né abbiamo un manuale risolutivo per diventare genitori perfetti. Per fare chiarezza sui comportamenti dei bambini e imparare a leggere, sintonizzarci e soddisfare i bisogni sottostanti, può essere d’aiuto fare ricorso ad una mappa che ci orienti. Il percorso psico-educativo per genitori del Circolo della Sicurezza Parenting ©, è uno strumento che aiuta a fare chiarezza.
I bambini, attraverso i loro comportamenti, ci inviano dei segnali, anche se talvolta, ai nostri occhi, risulta difficile capire ciò di cui i bambini hanno veramente bisogno.
Per adesso, lasciamoci guidare dalle richieste evidenti dei nostri piccoli, che talvolta cercano semplicemente la nostra presenza fisica e mentale, per il puro piacere di condividere con noi un’attività. Assecondiamo il loro bisogno di sentirsi visti, di sentirsi sentiti e di divertirsi con noi!
Esercizio di attenzione condivisa
Questa settimana fai attenzione ai momenti in cui tuo figlio o tua figlia ti chiede di condividere l’attenzione su qualcosa:
I campanelli di attenzione saranno frasi come: “Papà, mamma, guarda!” “Ascolta questa canzone” “Guarda questo video” “Indovina come è andata l’interrogazione!”. Quando guardi qualcosa con tuo figlio o quando parli con lui, cerca di prestare tutta la tua attenzione, senza distrazioni esterne, e cerca di farlo per più tempo e con più attenzione di quella che hai di solito.
Prendi qualche appunto su quest’esperienza e sui suoi effetti nella relazione con tuo figlio.
Il regalo più prezioso che possiamo fare a qualcuno è la nostra attenzione.
Thich Nhat Hanh
Tratto da:
Susan Bögels, “Mindful Parenting, per costruire una relazione consapevole con i nostri figli”, Enrico Damiani Editore
Percorso psico-educativo per genitori il Circolo della Sicurezza Parenting © di Cooper, Hoffman e Powell.
© Daniela Rosadini, 2020
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