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La mentalizzazione

Bateman e Fonagy (2008), in una delle ultime revisioni del costrutto, definiscono la mentalizzazione come quel “processo mentale con cui un individuo, implicitamente ed esplicitamente, interpreta le proprie azioni e quelle degli altri come significative sulla base di stati mentali, quali desideri personali, bisogni, emozioni e credenze”. In parole semplici possiamo affermare che la mentalizzazione consente di rappresentare il comportamento proprio e altrui come frutto di intenzioni, desideri, scopi, emozioni e, più in generale, come risultante di stati mentali specifici.

La mentalizzazione è radicata nella capacità di esercitare una funzione riflessiva, che permette di vedere gli esseri umani come dotati di uno spessore psicologico e offre lo spazio per un’attribuzione di significati al comportamento osservabile.

La base per l’empatia

La mentalizzazione è strettamente legata alla capacità di provare empatia (Fonagy eTarget, 2001). Come confermano le ricerche neuropsicologiche sui neuroni a specchio, in quanto esseri umani, siamo predisposti a “risuonare” affettivamente con gli stati mentali degli altri: di fronte a qualcuno che compie una particolare azione o prova una specifica emozione si attivano nel nostro cervello dei pattern simili, come se fossimo noi stessi a vivere quell’esperienza.

La mentalizzazione, orientandoci a riconoscere che il comportamento dell’altro è frutto di particolari stati mentali, è una di quelle capacità che rafforza questo meccanismo tipicamente umano.

Perchè la mentalizzazione è così importante nel rapporto genitore-figlio?

La capacità di mentalizzazione si sviluppa nelle vicissitudini dello sviluppo psicoaffettivo, grazie alle interazioni sintoniche stabilitesi fra il bambino e le proprie figure di riferimento. Questo perché il bambino, per poter sviluppare un’autonoma e adeguata capacità di mentalizzazione deve potersi prima rispecchiare e riconoscere nella mente del genitore.

Peter Fonagy (2001) è arrivato ad affermare che “la capacità della madre di pensare al suo bambino come essere pensante” getta le basi per un attaccamento sicuro e l’attaccamento sicuro fornisce il contesto determinante per coltivare il potenziale mentalizzante del proprio bambino.

Quando i genitori riescono a contenere le angosce dei figli significa che sono in grado di capire i loro stati mentali e l’impatto emotivo che li accompagna, quindi possono “sopportarle” e alleviarle. Si tratta di un processo di regolazione interattiva degli affetti, che rafforza la relazione di attaccamento come base sicura e fornisce le fondamenta per la costruzione della mentalizzazione del bambino. In questo processo di regolazione interattiva l’adulto rispecchia gli stati mentali del bambino, li riconosce e li valida, offre un nome alle emozioni che quest’ultimo esprime, assieme agli srumenti fondamentali per riconoscere i propri vissuti emotivi e imparare a regolarli.

Mentalizzazione, sintonizzazione e Mindful Parenting

Il punto di convergenza tra mindfulness e mentalizzazione riguarda la capacità di portare l’attenzione a quello che accade, momento per momento. Essere presenti e aperti all’esperienza, per come si verifica, è un pre-requisito fondamentale della capacità di sintonizzarsi sui vissuti dei propri figli e di comprenderli.

Daniel Siegel (2009) definisce la consapevolezza coltivata tramite la pratica di mindfulness come un’attitudine gentile, caratterizzata da alcune qualità: curiosità, apertura, accettazione e amore. Uno degli effetti benefici della Mindfulness è proprio l’accettazione della propria situazione in modo da alleviare il conflitto interno che si scatena quando le nostre aspettative sulla vita non corrispondono a come la vita è in realtà.  Significa notare quando i pregiudizi relativi a ciò che dovrebbe o non dovrebbe essere impediscono di vivere a pieno il momento presente. In questi termini la mindfulness può essere intesa come una forma di sintonizzazione interpersonale e intrapersonale, ovvero un modo per imparare a stare in sintonia e in sincronia con le altre persone e con sé stessi.
La sintonizzazione viene definita da Siegel come il cuore di tutte le relazioni che implicano il prendersi cura di un’altra persona: quella tra insegnanti e studenti, terapeuti e pazienti e genitori e figli. Curiosità, apertura, accettazione e amore sono le caratteristiche che contraddistinguono la posizione mentale dei genitori che forniscono un attaccamento sicuro, in cui il bambino sente che il genitore percepisce ciò che prova e ne ricava un senso di stabilità.

 

  • Allen J. G., Fonagy P. & Bateman A. W (2008) Mentalizing in Clinical Practice. Washington, DC: American Psychiatric Publishing. Tr. It. La mentalizzazione nella pratica clinica. Cortina Raffaello, Milano.
  • Choi-Kain L. W. & Gunderson J. G.. (2008). Mentalization: Ontogeny, Assessment, and Application in the Treatment of Borderline Personality Disorder, American Journal of Psychiatry, 165, 1127–1135
  • Fonagy, Target (2001), Attaccamento e funzione riflessiva, Raffaello Cortina Editore.
  • Siegel (2009), Mindfulness e cervello, Raffaello Cortina Editore.

 

© Daniela Rosadini, 2017

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