L’occhio e il cervello umano sono molto sensibili ai movimenti improvvisi così come al cambiamento. Questo è un lascito delle nostre origini più animalesche. Un bambino corre fuori dalla stanza in cui siamo, per fare un esempio. Il nostro sistema, senza bisogno di richieste, si attiva e lo notiamo. Per il cambiamento graduale la questione si fa differente. Il nostro cervello non ama consumare troppe energie. Per cercare di conservarle, quando si forma un concetto nuovo (su una persona, una cosa, una relazione) tende a rimanerci incollato come il velcro. “Fatto, questo è schedato“. Le energie indubbiamente si risparmiano.
Mantenere e conservare le proprie risorse è comprensibile, potrebbero servirci in momenti inaspettati. Talvolta, però, questa tendenza ad attaccarci ad un concetto ci fa perdere di vista quello che realmente sta accadendo. I nostri concetti, come prodotti del supermercato, possono scadere. Quante volte a scuola qualche ragazzino è stato etichettato in un certo modo? “Lui è quello bravo, lei è un po’ agitata, quell’altro invece è proprio un teppistello.” Basta rifletterci e sono sicuro non sarà difficile trovare degli esempi nella propria storia di vita o in quella di un qualche conoscente.
Quante volte, restando sulle storie di vita personali, è successo che a scuola qualche pre-concetto si incollasse addosso alla persona tanto da definirla in maniera univoca? “Quello bravo è bravo, non serve controllargli i compiti. Quello scalmanato invece va torchiato, perché tanto si sa che combinerà qualche guaio“.
Il pre-concetto potrebbe precluderci la possibilità di notare quello che c’è ora, realmente, piuttosto che quello si pensa ci sia. Quello che conta e quello che abbiamo in una relazione è come spendiamo il momento presente e il suo divenire, momento dopo momento. Quello ormai passato è come da denominazione: passato. Un grande regalo che possiamo farci e fare è guardare il mondo con occhi nuovi, vedere nel momento il cambiamento e non mancarlo perché filtrati dal concetto.
Ma come si fa?
Comincia tutto con il modo in cui portiamo attenzione. La mindfulness parla di questo, di portare attenzione in modo intenzionale e non giudicante. Questo non giudicante vuol dire sapere che preconcetti e giudizi si frappongono fra noi e l’esperienza. È naturale e spontaneo nel nostro vivere notare l’affacciarsi alla mente di giudizi e preconcetti, e va bene così. Grazie ad essi riusciamo a muoverci nel mondo più agilmente, ma non dobbiamo scordarci che non sono il mondo, sono solo un riassunto.
Tutta la curiosità che possiamo mettere in uno sguardo con occhi nuovi è un atto di grande generosità.
“L’unico vero viaggio della scoperta… sarebbe non visitare strane terre ma possedere gli occhi degli altri, per ammirare l’universo attraverso gli occhi di un altro, di centinaia di altri, per ammirare centinaia di universi che ciascuno di essi ammira.” Marcel Proust
Questo post compare anche qui: http://www.mindfultorino.it
©Niccolò Gorgoni
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