“Mio figlio non mangia.” “Mio figlio si comporta in modo strano”. “Non so più cosa fare con lui.”
Di fronte a un segnale d’allarme, iniziamo a porci delle domande. L’interrogativo principale è questo: “come posso fare in modo che mio figlio cambi?”
Ci piacerebbe avere un libretto di istruzioni, un modo rapido per risolvere il problema.
E se fosse un errore di prospettiva?
E’ molto forte in noi il desiderio che gli altri cambino, e la fretta che questo succeda. Ma il cambiamento può partire solo se si sposta l’attenzione.
Quindi, Invece di domandarsi ‘come crescere un figlio al meglio’, bisognerebbe chiedersi un’altra cosa: in che modo è possibile crescere, al fianco del proprio figlio? E’ molto diverso. Significa vedere l’essere genitori come occasione di sviluppo e crescita personale. Se siamo disposti per primi ad imparare dal rapporto, gli altri cambiamenti sono delle conseguenze.
Le nostre parti dimenticate
I figli risvegliano in noi delle parti dimenticate, che ci portano a fare i conti col passato, quando meno ce lo aspettiamo. Questa è la prima occasione di crescita e consapevolezza. Nel libro “The Conscious parent”, la psicologa Shefali Tsabary riporta l’esempio di una madre alle prese con una figlia che da ‘bambina-modello’ era diventata un’adolescente dai comportamenti devianti ed autolesionistici.
La madre, non riuscendo a gestire la situazione, si sentiva impotente, come se avesse di nuovo 6 anni. Quando la ragazza sbatteva la porta e la scacciava fuori dal suo mondo, le sembrava di tornare a quando lei stessa era piccola, con la differenza che da bambina non protestava mai. Ora invece non riusciva a smettere di gridare. Soffermandosi su questo aspetto del suo passato, rivide i suoi genitori che non avevano mai permesso che lei entrasse nel ‘loro mondo’, rivide se stessa consolidare il suo ruolo di ‘figlia-modello’ senza esito, e senza mai rompere il silenzio della sua rassegnazione.
La figlia adesso stava chiedendo aiuto. Stava riuscendo, al contrario di lei, a rompere il silenzio, a spezzare un meccanismo. L’aveva costretta a fare i conti col passato e con le parti dimenticate della sua vita. Le stava inconsciamente insegnando qualcosa.
Imparare dai propri figli
Riconoscere gli insegnamenti che i nostri figli ci danno non è facile. Sembra assoldato che i rapporti genitori-figli debbano vivere in una struttura gerarchica: uno dei due è più debole dell’altro, spesso il più ‘piccolo’ fisicamente. A volte il genitore è più debole e il figlio ha il potere assoluto. In ogni modo vediamo la relazione come unidirezionale, in cui uno dei due esercita un controllo sull’altro. Vince il più forte, è un meccanismo di potere. E noi siamo divisi tra quello che ci dice il cervello e quello che ci dice il cuore.
Ma in un vero scambio, in cui si possa crescere, il potere e il controllo c’entrano poco. Questo non significa che non bisogna dare “struttura” ai nostri figli, ma andare oltre il nostro senso di superiorità, come quando si scende in basso e ci si accuccia per parlare meglio con un bambino.
Sentirsi superiori significa anche pretendere di sapere cosa è giusto per noi e per i nostri figli. E nessuno è completamente libero dalla ricerca di un ideale. Il fatto è che l’immagine ideale, quello che secondo noi ‘dovremmo essere’ o ‘dovrebbero essere’ gli altri, ci distoglie dalla realtà stessa, che è spesso molto più interessante e soprattutto completa.
Prima di essere genitori, siamo persone. Prima di essere pigro, agitato, ubbidiente o difficile, un figlio è una persona. Spostare l’attenzione dal dettaglio alla persona nella propria interezza -i cui ruoli e caratteristiche sono mutevoli, non prefissati da nessuno- è il primo passo per un rapporto mutuale autentico e profondo.
Festeggiamo i successi, rimproveriamo gli insuccessi. Quanto siamo pronti a festeggiare, quasi fosse un compleanno, l’unicità di nostro figlio e il semplice fatto che esiste? Quanto siamo pronti a lasciarci sconvolgere e trasformare?
Oltre l’inconsapevolezza
Imparare a essere genitori consapevoli è un processo diverso per ognuno, che non finisce mai. Saremo sempre in parte inconsapevoli. Riconoscendo questo, però, potremo vedere i nostri limiti come un terreno per il cambiamento e iniziare a crescere con i nostri figli.
Today is a day for you to rise. Jimi Hendrix
© Silvia Cappuccio 2016
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