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Quello che spesso capita al termine di un percorso di Mindfulness, come un MBSR, è notarne i benefici nella vita di tutti i giorni. Si inizia un percorso investendo energie, impegno, e piano piano si comincia a raccogliere qualcosa. Quando diventa facile giovare dei frutti raccolti, spesso emerge il desiderio di poter condividere quanto appreso, voler coinvolgere persone care. Non è quindi un caso che molti genitori o insegnanti, una volta diventati praticanti, abbiano cercato modi adatti per portare questi insegnamenti così preziosi ai bambini.

Talvolta prendersi una pausa e sedersi sul cuscino per meditare può sembrare una sfida impossibile. Magari si sa benissimo quanto sia necessario fermarsi un attimo, semplicemente portare consapevolezza al momento, dedicarsi del tempo. Eppure non sempre si riesce in quest’intento, non sempre ci si siede. Il mondo in cui viviamo richiede tante cose, fornisce tanti stimoli. Fare pausa, anche se ne conosciamo l’utilità, richiede impegno. Come non è facile per noi “grandi”, può non essere facile immaginare dei modi efficaci perché i bambini, energici e pieni di vita, possano decidere di fare una cosa del genere.

Jon Kabat-Zinn dice più volte ed in vari modi quanto sia importante sedersi a praticare, che si abbia voglia o no. Ma un bimbo deve proprio conoscere la Mindfulness solo in quel modo per beneficiarne? Certo che no, ci sono tante possibilità. Possiamo farci vedere noi in prima linea: noi genitori, parenti, insegnanti, figure di riferimento di vario genere. Possiamo praticare, permettendo loro di sentire il bene che ci fa a noi essere più presenti. Possiamo parlargli da una mente consapevole, stare con loro pienamente quando serve, non assorbiti da due o tre cose contemporaneamente.

Magari fra lo smartphone pieno di giochini colorati ed il cuscino potrebbe non esserci neanche paragone. Possiamo dare un esempio, fare un invito senza mai obbligare. “Siediti qualche secondo con me, respira e fai caso semplicemente a cosa noti stando qui, in questo momento“. Che stiano fermi e seduti dieci secondi o un minuto non ha importanza. È come imparare a camminare, all’inizio si casca e basta. Magari le prime volte non si siederanno nemmeno, dopo un po’ potrebbero essere incuriositi da quello che fate. Potrebbero anche ritrovarsi a sperimentare la pratica di consapevolezza in maniera informale, nella vita di tutti i giorni, proprio come si impara a fare all’interno di un protocollo Mindfulness.

Susan Kaiser Greenland, un’insegnante di Mindfulness per bambini, genitori ed insegnanti, spiega come la ricerca scientifica ha permesso di gettar luce su aspetti che le pratiche contemplative evidenziavano da secoli: la consapevolezza e la meditazione sviluppano abilità di vita che permettono a bambini, giovani e genitori, di relazionarsi con quello che accade con maggior saggezza e compassione. La pratica Mindfulness non è solo consapevolezza del respiro, calmarsi o liberarsi delle emozioni (anche perché sarebbe controproducente tagliar via il lato emotivo). Questo è un concetto che è sempre importante evidenziare. È un modo per stare con più consapevolezza con quello che emerge nel corpo e nella mente, momento dopo momento.

I bambini, i ragazzini, come tutti i cuccioli, amano giocare e scoprire con il proprio corpo. È proprio grazie a questo fantastico “veicolo” che hanno per esplorare il mondo che possiamo aiutarli a sviluppare maggiore consapevolezza. Potrebbe essere camminare lentamente, ballare al tempo di musica, scoprire che sensazioni può dare un cubetto di ghiaccio tenuto fra le mani. Dando maggiore presenza al corpo aiutiamo la mente ad ancorarsi al presente, ci aiutiamo a sviluppare quelle qualità che ci permettono di connetterci e prenderci cura: di noi, degli altri.

Vi riporterò un esempio suggerito da Susan Kaiser Greenland nel suo nuovo libro, “Mindful Games“:

Gentilezza/Gratitudine ad ogni passo” è un modo concreto per praticare, in questo caso Metta (gentilezza amorevole). Questo tipo di pratica viene suggerita verso la fine dei percorsi Mindfulness-Based come modo per iniziare a coltivare stati mentali salutari. Si porta consapevolezza all’effetto che fa ripetere determinate frasi, si osserva come queste possono ripercuotersi nel corpo. Alla lunga questo tipo di pratica ammorbidisce il modo in cui stiamo con gli altri, rendendoci più in grado di essere consapevoli di ciò che accade ma anche più compassionevoli verso di noi e gli altri.

Tornando alla pratica, la si imposta come una meditazione camminata dove, anziché fare un percorso avanti ed indietro, si può fare anche una tratta più breve (dalla camera alla cucina, o da casa alla macchina, dalla scrivania alla porta, non ha importanza). Con ogni passo che il bambino fa, l’invito è quello di dirsi, silenziosamente, qualcosa per cui è grato. “Sono grato per casa mia, sono grato per i miei amici, sono grato perché c’è il sole, sono grato perché oggi mangio pizza“. Sono frasi a misura di bambino, ma sono solo esempi. In questa pratica si coltiva la gratitudine, non il contenuto delle frasi, quindi saranno loro a poter scegliere cosa fare.

I bimbi più piccoli potrebbero avere bisogno di qualche esempio concreto perché talvolta la gratitudine può risultare troppo astratta. Potrebbero anche preferire dirlo ad alta voce, e andrà bene così. Portare Gentilezza ad ogni passo segue lo stesso funzionamento, cambia il tipo di stato mentale salutare che si coltiva. “Che io possa essere felice, che io possa essere in salute, che io possa essere al sicuro ed in pace“. Svariati sono i tipi di frase adatti a questa pratica, questo è solo uno degli esempi che io preferisco. La cosa bella di queste pratiche è che si parte sempre dalla prima persona per poi allargare il cerchio. Si impara a portare consapevolezza non solo a com’è essere gentili e grati verso noi stessi, ma anche a com’è esserlo verso una persona a cui vogliamo bene, una persona più neutra e magari una persona con cui abbiamo qualche screzio.

Non ha importanza camminare veloce, anzi, se si riesce ad andare lenti lenti può essere più facile rimanere presenti. Si sa, però, che certi bambini hanno energia da vendere, quindi che loro possano usare quest’energia per fare una camminata decisa, volendo impostata allo stesso modo. Come dicevo all’inizio, perché un bimbo inizi a conoscere la consapevolezza basta davvero anche solo un momento. Piano piano, di volta in volta, si può aggiungere un po’ di tempo, si allena, senza farne una questione di prestazioni, la mente a stare presente in osservazione anche solo un secondo in più.

©Niccolò Gorgoni, gennaio 2018

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