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Coltivare l’auto-osservazione

Forse potremmo dire che il punto centrale della pratica di mindfulness è sviluppare la capacità di guardarsi. Per un insegnante questo significa includere se stesso nell’oggetto di osservazione, dopo che, quotidianamente, impiega molta energia nell’osservare i propri studenti.

Forse è proprio per questo che l’auto – osservazione è così importante: può darsi che la tendenza a portare l’attenzione alla classe e a ciò che fanno i colleghi sia preminente rispetto allo spazio e all’energia che viene data all’auto-osservazione.

Lo scopo dell’auto osservazione

Lo scopo dell’auto osservazione è quello di offrire – grazie alla mindfulness – degli strumenti per imparare a rispondere anziché a reagire, alimentando il nostro stress.

Coltiviamo la capacità di osservare i pensieri, i comportamenti e le situazioni Trigger ossia quelle situazioni che attivano reattività. Presuppone la possibilità di fare scelte consapevoli che modifichino la qualità della nostra risposta.

Attività per auto-osservarsi

Prendi qualche minuto, prima di entrare in classe per mettere a fuoco come ti senti e per considerare la direzione che vuoi dare al lavoro nella classe. E, alla fine della lezione, prendi qualche momento per vedere che cosa ha funzionato e che cosa, invece, non ha funzionato.

Prova a prenderti cura di te stesso facendo attenzione a cosa succede – sia dentro di te che nella classe – quando ti senti stressato.

Possiamo contare su due strumenti naturali di auto-osservazione: rallentare e sviluppare la capacità di riflettere mentre siamo nelle diverse azioni quotidiane.

To be mindful

In fondo mindfulness significa proprio questo: riflettere mentre siamo nelle cose e non dopo che vediamo le conseguenze delle nostre azioni. Può sembrare un processo complicato ma la difficoltà sta solo nel fatto che non lo conosciamo bene. È un processo semplice ma non banale. 1) Significa prendere contatto con la tensione e le sensazioni del corpo: il nostro grande rilevatore di ciò che accade. 2) Per farlo è importante prendere delle periodiche pause, in cui fare lo Spazio di respiro di tre minuti (possiamo farlo anche ad occhi aperti!)e, infine, avere una regolare pratica formale che ci permetta di sostenere la ricchezza della pratica informale.

Attenti all’autocritica

È molto facile passare dall’auto-osservazione all’autocritica: siccome aumenta la nostra consapevolezza possiamo anche diventare più coscienti dei nostri “errori” e cominciare così a rimproverarci. Non sarebbe una buona idea: abbiamo bisogno di capire come stanno le cose per crescere ma i rimproveri non servono. Spesso hanno l’effetto opposto: quello di farci evitare la pratica per evitare di vedere i propri errori. Per questo la gentilezza è una compagna naturale e necessaria della mindfulness.

Pratica di gentilezza

Dedica qualche minuto, ogni giorno, ad apprezzare quello che hai fatto di buono. Ricordati che anche le gentilezze piccole hanno valore.

Passare dal reagire al rispondere

Le nostre reazioni sono attivate da situazioni specifiche. Spesso queste situazioni corrispondono a momenti in cui sono stati varcati i limiti – nostri, di un allievo o della classe – e questo attiva una sensazione di minaccia. È in questo momento che Praticare Pausa (vedi la scheda di pratica informale) è importante. Perchè una reazione ne attiva molte altre e raramente risolve il problema.

Può essere di aiuto anche avere chiaro quali possono essere le situazioni trigger, ossia le situazioni attivanti, per noi. In questo modo, quando ci troviamo in una di quelle situazioni possiamo rallentare prima di iniziare a reagire.

Pratiche informali da fare in classe

Ci sono delle pratiche informali che possono essere utili in classe. Per esempio fare un cartellone dove per ogni studente ci siano tre qualità positive.

Invitare ogni studente a portare una People bag in cui ci siano 5 cose importanti per lui e spiegarle al resto della classe: conoscersi meglio diminuisce la tendenza alla reattività

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