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Quando si pratica non si fa altro che osservare quello che succede, col bello e col cattivo “tempo”, come una barca in mezzo al mare.
A volte l’acqua è tranquilla, c’è una brezza rinfrescante e il Sole splende alto in un cielo terso. Stare sulla barca è un piacere. Altre, il cielo resta pulito ma il vento si fa più insistente, il mare è un po’ agitato e forse si avvicina qualche nuvola. L’esperienza è sempre bella, ma non come la vorremmo. Però possiamo stare lì, goderci comunque quello che c’è. Capita anche che il mare sia piatto ma il cielo sia coperto. Non è il massimo, fa anche un po’ freddo. Purtroppo, ci si può ritrovare sulla barca anche quando il mare si alza, il vento soffia incessante e la pioggia batte violenta. Ci si bagna, si viene sballottati da una parte all’altra e sembra non finisca mai. L’unico pensiero può esser cercare di non volare fuori bordo, ma altre volte si resta semplicemente in balia delle onde.
La pratica di mindfulness non ci permette di tornare a riva, siamo comunque in mezzo al mare con la nostra barchetta. Ci aiuta a coltivare la sensibilità che serve per navigare, l’ascolto che è necessario per non finire in mezzo alla tempesta o per solcarla al meglio delle nostre possibilità, quando questa è inaspettata e ci coglie di sorpresa. Ci aiuta a stare quando il cielo è coperto tanto quanto quando è limpido.
Niccolò Gorgoni

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